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La Santa Messa, i giorni e i colori liturgici, la Liturgia delle ore |
La Liturgia è il complesso delle feste ecclesiastiche. Come c’è l’anno civile, che va dal primo gennaio al 31 dicembre, così c’è l’anno liturgico o ecclesiastico, che comincia la prima domenica di Avvento e si chiude con l’ultima domenica di Pentecoste. L’anno liturgico è regolato dalla Pasqua, che è una festa mobile, cioè non ha una data fissa poiché dipende ogni anno dalla luna; il primo plenilunio di primavera segna la Pasqua, la quale si celebra la prossima domenica dopo il plenilunio. Durante l’anno liturgico sfilano dinanzi a noi, secondo un ordine cronologico, gli avvenimenti principali della vita di Gesù e contemporaneamente ogni giorno si ricorda un Santo.
L’Altare. La S. Messa si celebra sull’altare, che deve essere elevato, perché rappresenta il Calvario e perché rende più visibile il Celebrante. La parte principale dell’Altare è la larga tavola di marmo, detta mensa, sulla quale si com -piono i Sacri Misteri. In genere, al centro di essa sta la Pietra Sepolcrale, che contiene le reliquie dei Martiri e ciò affinché Gesù, il Martire per eccellenza, mentre s’immola sia onorato dalla presenza delle reliquie dei suoi Martiri. Affinché si possa celebrare, la mensa dell’Altare deve essere ricoperta dalla "tovaglia"; inoltre devono esserci le can dele:la candela accesa, che dà luce e calore, è il simbolo della Fede, che illumina la mente e riscalda il cuore. Quando si entra in Chiesa, la prima visita e la prima preghiera devono farsi a Gesù Sacramentato. Passando davanti al suo Tabernacolo, è prescritta la genuflessione con un ginocchio;se il Tabernacolo è aperto, la genuflessione si fa con ambedue le ginocchia, chinando contemporaneamente il capo e recitando mentalmente qualche giaculatoria (ad esem pio: Gesù, Ti adoro!). La genuflessione deve essere fatta bene in segno di rispetto. Non passare vicino al Tabernacolo senza fare una genuflessione davanti al Signore, con la quale Lo adori pubblicamente. Chinare con reverenza la testa è solo un segno di venerazione e corrisponde alle immagini, ma non a Dio. Sopra ogni Altare sta il Crocifisso affinché ci si ricordi in ogni momento della Celebrazione della Passione e del Sacrificio di Gesù.
Il colore dei paramenti. Nelle funzioni liturgiche e particolarmente nella S. Messa, la liturgia prescrive che i Sacri Paramenti abbiano il colore intonato alla festa del giorno: · bianco: simbolo di gioia e di purezza, è usato nelle feste del Signore, della Madonna, dei Santi non martiri. · rosso: simbolo dell’amore e del sangue, è riservato alle Messe dello Spirito Santo e dei Martiri. · viola: simbolo della penitenza, rispecchia lo spirito del tempo di Avvento e di Quaresima. · verde: usato nelle domeniche dopo l’Epifania e dopo la Pentecoste, esprime la speranza che sostiene il nostro viaggio terreno verso la Patria Celeste.
Entra il sacerdote Il tocco della campana interna del Tempio annunzia l’ingresso del Sacerdote. I fedeli devono allora interrompere tutte le devozioni che stanno praticando (rosario, preghiere varie,...) e concentrare tutta l’attenzione alla Messa che, celebrando il Sacrificio di Gesù, è più importante di qualsiasi altra preghiera. Così come il Sacerdote mette le sue intenzioni prima di celebrare, così è bene che i fedeli mettano le loro intenzioni e le presentino mentalmente al Signore (per un parente ammalato, per un amico in difficoltà, per la pace nel mondo,...) Introito. Vuol dire ingresso. Il Celebrante, prima di dare inizio al Sacri Misteri, si umilia dinanzi a Dio col popolo, facendo la sua confessione; recita perciò: "Confesso a Dio Onnipotente ....." insieme a tutti i fedeli. Atti di umiltà. Poiché la preghiera dell’umile va dritta al Trono di Dio, il Celebrante, a nome proprio e di tutti i fedeli dice: "Signore, pietà! Cristo pietà! Signore pietà!" Orazione. Nei giorni festivi il Sacerdote e i fedeli innalzano un inno di lode e di acclamazione alla Santissima Trinità, recitando "Gloria a Dio nell’alto dei Cieli..". Subito dopo, il Celebrante recita la preghiera del giorno, con la quale chiede a Dio la grazia corrispondente al Mistero che si celebra. Letture. L’istruzione è necessaria per conoscere la volontà di Dio e metterla in pratica, pertanto il Sacerdote o dei laici offertisi a ciò leggono ad alta voce le Letture, che nei giorni festivi sono due, intervallate dal Salmo Responsoriale, e tratte una dall’Antico Testamento e l’altra dal Nuovo Testamento, a sottolineare che Gesù è venuto non ad annullare le leggi dell’Antico Testamento, ma ad ampliarle. Finite le Letture, poiché il ricevere un’istruzione è grazia divina, i fedeli ringraziano il Signore dicendo" Rendiamo grazie a Dio". Vangelo. L’istruzione principale si riceve per mezzo del Vangelo. Al principio della lettura del Vangelo bisogna mettersi in piedi, in ossequio alla Parola di Dio e per significare la prontezza con cui si deve essere disposti ad eseguire gli ordini del Signore. Contemporaneamente al Celebrante, i fedeli facciano tre piccoli segni di Croce: sulla fronte, sulle labbra e sul cuore. Il significato è questo: la Parola di Dio sia nella nostra mente, sia la nostra parola, sia scrittura nei nostri cuori. Finita la lettura del Vangelo, si dà gloria a Gesù dicendo "Lode a Te, o Cristo!". Nei giorni festivi e quando le circostanze lo permettano, finita la lettura del Vangelo, il Sacerdote fa la predica o Omelia. E’ dovere di tutti ascoltare attentamente la predica e gli eventuali avvisi che il Sacerdote dà; bisogna quindi non effettuare preghiere private. Ciò che si apprende nell’Omelia illumina e fortifica lo spirito; potrà e dovrà servire per fare apostolato in casa, nei posti di lavoro, riportando i punti più importanti alle anime bisognose. Finita l’Omelia, si fissi in mente un pensiero spirituale o un proposito che serva per il giorno o per la settimana. Se non si ricava alcun profitto da un’omelia, si è solo perso tempo nell’ascoltarla. Credo. I fedeli, già istruiti dalle Letture e dal Vangelo, fanno la professione di fede, recitando il Credo insieme al Celebrante. Il Credo, o Simbolo Apostolico, è il complesso delle principali verità rivelate da Dio ed insegnate dagli Apostoli. Mentre se ne fa la recita, si sta in piedi, volendo così esprimere la propria convinzione a credere e la disposizione a professare la fede senza alcuna remora. Offertorio. Il Celebrante prende il Calice e lo pone al lato destro. Prende la patena con l’Ostia, la solleva e la offre a Dio. Dopo infonde nel Calice un po’ di vino ed alcune gocce d’acqua. L’unione del vino e dell’acqua rappresenta l’unione nostra con la vita di Gesù, il quale ha assunto la forma umana. Il Sacerdote, sollevando il Calice, offre a Dio il vino, che dovrà essere consacrato. Procedendo nella celebrazione ed avvicinandosi il momento sublime del Divino Sacrificio, la Chiesa vuole che il Celebrante si purifichi sempre di più, pertanto prescrive che lavi le mani. Il Santo Sacrificio è offerto dal Sacerdote in unione con tutti i fedeli, i quali vi prendono parte attiva con la presenza, la preghiera e le risposte liturgiche. Per questa ragione, il Celebrante si rivolge ai fedeli dicendo "Pregate, fratelli, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre Onnipotente". I fedeli rispondono: "Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio, a lode e gloria del Suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa". Offerta privata. Come si è visto, l’Offertorio è uno dei momenti più importanti della Messa, per cui in tale momento ogni fedele può fare il proprio Offertorio personale, offrendo a Dio quanto crede possa piacerGli. Ad esempio: "Ti offro, Signore, i miei peccati, quelli della mia famiglia e del mondo intero. Te li offro affinché Tu li distrugga con il Sangue del Tuo Figlio Divino. Ti offro la mia debole volontà per rafforzarla nel bene. Ti offro tutte le anime, anche quelle che sono sotto la schiavitù di satana. Tu, o Signore, salvale tutte". Prefazio. Il Celebrante recita il Prefazio, che significa Lode solenne e poiché esso introduce alla parte centrale del Sacrificio Divino, conviene intensificare il raccoglimento, unendosi ai Cori degli Angeli presenti attorno all’Altare. Canone. Il Canone è un complesso di orazioni che il Sacerdote recita fino alla Comunione. Si chiama così perché tali preghiere sono tassative ed invariabili ad ogni Messa. Consacrazione. Il Celebrante ricorda quanto Gesù fece nell’Ultima Cena prima di consacrare. In questo momento l’Altare è un altro Cenacolo ove Gesù, per mezzo del Sacerdote, pronunzia le parole della Consacrazione ed opera il prodigio di cambiare il pane nel Suo Corpo ed il vino nel Suo Sangue. Fatta la Consacrazione, il miracolo eucaristico è avvenuto: l’Ostia, per virtù divina, è divenuta il Corpo di Gesù con il Sangue, l’Anima e la Divinità. E’ questo il "Mistero della Fede". Sull’Altare c’è il Paradiso, perché c’è Gesù con la Sua Corte Angelica e Maria, Sua e nostra Madre. Il Sacerdote si inginocchia ed adora Gesù Sacramentato, poi solleva la Santa Ostia affinché i fedeli possano vederla e adorarla. Non si tralasci quindi di mirare l’Ostia Divina e si dica mentalmente "Signore mio e Dio mio". Padre nostro. Il Celebrante prende la patena con l’Ostia e il Calice ed, elevandoli insieme dice: "Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre Onnipotente, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli". I presenti rispondono "Amen". Questa breve preghiera dà alla Divina Maestà una gloria senza limiti, perché il Sacerdote, a nome dell’umanità, onora Dio Padre per mezzo di Gesù, con Gesù e in Gesù. A questo punto il Celebrante recita il Padre Nostro. Gesù disse agli Apostoli "Quando entrate in un’abitazione dite: La pace sia a questa casa e a quanti la abitano". Pertanto il Celebrante chiede la Pace per tutta la Chiesa. Segue l’invocazione "Agnello di Dio ......" Comunione. Chi vuole ricevere la Comunione, si disponga devotamente. Sarebbe bene che tutti facessero la Comunione; ma poiché non tutti sono in grado di riceverla, coloro che non possono farla facciano la Comunione Spirituale, la quale consiste nel vivo desiderio di ricevere Gesù. Per la Comunione Spirituale potrebbe servire la seguente invocazione: "Gesù mio, vorrei riceverti sacramentalmente. Non essendomi ciò possibile, vieni nel mio cuore in spirito, purifica l’anima mia, santificala e dammi grazia di amarTi sempre di più". Detto ciò, si stia raccolti a pregare come se realmente ci si fosse comunicati. La Comunione Spirituale può farsi molte volte al giorno, anche stando fuori dalla Chiesa. Si ricorda inoltre che bisogna andare all’Altare in modo ordinato e a tempo debito. Troppo spesso si osservano fedeli che si muovono dai banchi verso l’Altare in tutta fretta, come se dovessero prendere i primi posti ad uno spettacolo. Questo costituisce una grave mancanza di rispetto, innanzitutto verso Gesù Sacramentato ed in secondo tempo verso gli altri fedeli, turbando il loro raccoglimento con brusii e rumore di tacchi. Presentandoti a Gesù, bada che il tuo corpo sia modesto nello sguardo e nell’abbigliamento, e, se proprio vuoi prendere l’Ostia Divina nelle mani, accertati prima che siano pulite e nella giusta posizione, con il palmo della mano sinistra sopra il palmo della mano destra, così da prendere con quest’ultima la Particola e portarla alla bocca. Devi fare ciò per rispetto a Gesù e per dare il buon esempio. Ricevuta la Particola, ritorna al tuo posto ordinatamente e sappi fare bene il tuo ringraziamento! Raccogliti in preghiera ed allontana dalla mente ogni pensiero disturbatore. E’ satana a portare le distrazioni per non farti utilizzare appieno questo tempo prezioso. Ravviva la tua fede, pensando che l’Ostia ricevuta è Gesù, vivo e vero e che Egli è a tua disposizione per perdonarti, per benedirti e per darti i Suoi tesori. Chi ti avvicina durante il giorno, si accorga che tu hai fatto al Comunione, e lo dimostrerai se sarai dolce e paziente. Conclusione. Finito il Sacrificio, il Sacerdote congeda i fedeli, invitandoli a ringraziare Dio ed impartisce la Benedizione: la si riceva con devozione, segnandosi con la Croce. Dopo di ciò il Sacerdote dice: "La Messa è finita, andate in pace". Si risponde: "Rendiamo grazie a Dio". Questo non vuol dire che abbiamo esaurito il nostro dovere di cristiani partecipando alla Messa, bensì che la nostra missione comincia adesso, col diffondere tra i nostri fratelli la Parola di Dio. La Messa è sostanzialmente lo stesso sacrificio della Croce; è diverso soltanto il modo dell’offerta. Ha gli stessi fini e produce gli stessi effetti del sacrificio della Croce e quindi ne realizza in modo proprio le finalità: adorazione, ringraziamento, riparazione, petizione Adorazione Il sacrificio della Messa rende a Dio un’adorazione degna di Lui. Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l’onore che gli è dovuto in riconoscimento della sua infinita maestà e del suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica Dio più di quanto lo glorificano in cielo per tutta l’eternità, tutti gli angeli e i santi. Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorevolmente verso tutte le sue creature. Di qui l’immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa; tutti i cristiani dovrebbero convincersi che è mille volte preferibile unirsi a questo sublime sacrificio anziché compiere abituali pratiche di devozione. Ringraziamento Gli immensi benefici di ordine naturale e soprannaturale che abbiamo ricevuto da Dio ci hanno fatto contrarre verso di Lui un debito infinito di gratitudine che possiamo saldare soltanto con la Messa. Infatti per mezzo di essa offriamo al Padre un sacrificio eucaristico, cioè di ringraziamento, che supera infinitamente il nostro debito; perché è Cristo stesso che, immolandosi per noi, ringrazia Dio dei benefici che ci concede. A sua volta il ringraziamento è fonte di nuove grazie perché al Benefattore piace la gratitudine. Questo effetto eucaristico è sempre prodotto infallibilmente indipendentemente dalle nostre disposizioni. Riparazione Dopo l’adorazione e il ringraziamento non c’è dovere più urgente verso il Creatore che la riparazione delle offese che da noi ha ricevuto. Anche sotto questo aspetto il valore della Santa Messa è assolutamente incomparabile, giacché con essa offriamo al Padre l’infinita riparazione di Cristo con tutta la sua efficacia redentrice. Questo effetto non ci è applicato in tutta la sua pienezza, ma ci viene applicato in grado limitato secondo le nostre disposizioni; tuttavia: ci ottiene, se non incontra ostacoli, la grazia attuale necessaria per il pentimento dei nostri peccati. Per ottenere da Dio la conversione di un peccatore non vi è nulla di più efficace dell’offerta del santo sacrificio della Messa e della preghiera fatta al Signore durante la sua celebrazione, affinché tolga dal cuore del peccatore stesso quanto si oppone alla grazia del pentimento; Rimette sempre infallibilmente se non incontra ostacoli, almeno parte della pena temporale che si deve pagare per i peccati in questo mondo o nell’altro. La Messa è quindi utile anche alle anime del Purgatorio. Il grado e lamisura di questa remissione dipende dalle nostre disposizioni; nessun suffragio è tanto utile alle anime del Purgatorio quanto l’applicazione della Messa. Petizione La nostra indigenza è immensa: noi abbiamo continuamente bisogno di luce, di forza e di consolazione. Troveremo questi soccorsi nella Messa. Essa, di per sé, muove infallibilmente Dio a concedere agli uomini tutte le grazie di cui hanno bisogno, ma il dono effettivo di queste grazie dipende dalle nostre disposizioni. La nostra orazione, inserita nella Santa Messa, non solo entra nel fiume immenso delle orazioni liturgiche, il che le conferisce già una dignità ed efficacia speciale, ma si confonde con l’orazione infinita Cristo che il Padre esaudisce sempre. Non c’è novena o triduo che si possa paragonare all’efficacia impetratoria di una sola Messa. Tali, a grandi linee, le infinite ricchezze racchiuse nella Santa Messa. Per questo i santi, illuminati da Dio, ne avevano una grandissima stima. Facevano del sacrificio dell’altare il centro della loro vita, la fonte della loro spiritualità. Però, per ottenere il massimo frutto, occorre insistere sulle disposizioni da parte di coloro che partecipano alla Messa. Le principali disposizioni sono di due specie: esterne ed interne. · Esterne: il fedele parteciperà alla santa Messa in silenzio, con rispetto e attenzione. · Interne: la disposizione migliore di tutte è quella di identificarsi con Gesù Cristo che si immola sull’altare, offrendolo al Padre e offrendosi con Lui, in Lui e per Lui. Chiediamogli che converta anche noi in pane per essere così a completa disposizione dei nostri fratelli mediante la carità. Uniamoci intimamente con Maria ai piedi della Croce, con San Giovanni il discepolo prediletto, col sacerdote celebrante, nuovo Cristo in terra. Uniamoci a tutte le Messe che si celebrano nel mondo intero. La Santa Messa partecipata con queste disposizioni è indubbiamente tra i principali strumenti di santificazione
I colori liturgici La differenza dei colori nelle vesti liturgiche serve ad esprimere in modo visibile la caratteristica particolare dei misteri che vengono celebrati nei periodi dell’anno liturgico. 1. Il colore Bianco è un colore luminoso, che fa pensare subito alla pulizia, alla purezza. Il bianco indica però anche festa e gioia. Nella Chiesa questo colore è legato alla Resurrezione, alla vittoria della luce sulle tenebre. Durante l'Anno liturgico il bianco si usa a Natale, a Pasqua, per le feste di Cristo e di Maria Vergine (per queste ultime si può usare anche il colore Azzurro). Il colore bianco può essere sostituito dal color oro nelle solennità (Natale, Pasqua). 2. Il colore Rosso ci fa pensare immediatamente al sangue e al fuoco. Questo colore simboleggia la passione e il sacrificio di Cristo, il martirio dei fedeli e lo Spirito Santo. Esso è da considerarsi anche un simbolo regale, si pensi a quando i soldati gettarono sulle spalle di Gesù un mantello rosso e lo chiamarono Re (cfr. Gv 19,2). Si usano i paramenti rossi in occasione della domenica delle Palme, il Venerdì Santo, per la Pentecoste, per i martiri e per gli apostoli. 3. Il colore Verde ci fa pensare ai prati. Esso è il colore della serenità, della speranza. Tale colore caratterizza il tempo ordinario (le 34 settimane che si succedono tra i tempi forti del Natale e della Pasqua). 4. Il colore Viola è il colore della penitenza, del dolore o della conversione e si usa prevalentemente in Avvento e in Quaresima. I paramenti viola vengono anche usati per le funzioni funebri. 5. Il colore Rosaceo è molto particolare e si una solo in due occasioni: per la domenica Gaudete (in Avvento) e per la domenica in Laetare (in Quaresima). Esso indica un periodo di riposo in mezzo ad un periodo penitenziale. Il tempo di Natale inizia con i Primi Vespri del Natale e si chiude con la festa del Battesimo di Gesù, dopo l'Epifania. La nascita di Gesù è presentata in due aspetti diversi: • Gesù è il dono del Padre, la salvezza (Natale); • questa salvezza è per tutti gli uomini (Epifania). Celebrare il Natale di Gesù è riconoscerlo come Figlio di Dio, Colui che ci fa figli di Dio: perciò il Natale è il tempo della gioia. La solennità (25 dicembre) celebra la nascita e l'incarnazione del Figlio di Dio. Il 26, 27, 28 dicembre rispettivamente le feste di Santo Stefano, San Giovanni Evangelista e dei Santi Innocenti. Nella domenica fra l'ottava di Natale si celebra la festa della Santa Famiglia (se non vi è la domenica, si celebra il 30 dicembre). Il 1° Gennaio si celebra la solennità di Maria Madre di Dio (giornata mondiale della pace), il 6 gennaio si celebra l'epifania del Signore. La prima domenica dopo l'Epifania si celebra la festa del Battesimo del Signore. La data attuale del Natale è di derivazione pagana; dalla mitologia si rileva che il 25 dicembre i pagani iniziati ai misteri di Mitra celebravano la festa del natale del "Sol invictus". L'imperatore Aurelio diede ad essa una consacrazione ufficiale, fissando la solennità di quel dio al solstizio d'inverno, cioè al 25 dicembre. Quando però l'imperatore Costantino si convertì al cristianesimo, trasformò il «dies natalis» dell' astro del giorno, nel «dies natalis» del Signore Gesù che con la sua venuta è il vero sole che rischiara il buio dell’umanità. 3. Il tempo di Quaresima va dal mercoledì delle Ceneri fino alla domenica delle Palme. Periodo di quaranta giorni che precede e prepara la Pasqua sull'esempio dei quaranta giorni di Gesù nel deserto. In questo tempo la Chiesa offre una grande riflessione sul Battesimo, per farci scoprire il nostro essere figli di Dio, uomini nuovi. Il cammino di questa scoperta è il segno della croce.
Anno Liturgico L'anno liturgico inizia con la prima domenica di Avvento e termina con la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo. Ci sono tre cicli annuali e ogni anno ne meditiamo uno: Anno A (Vangelo di Matteo) - Anno B (Vangelo di Marco) - Anno C (Vangelo di Luca) È suddiviso in questo modo: 1. Il tempo di Avvento è un periodo di quattro settimane (sei nel Rito ambrosiano); comincia con i primi vespri della domenica che cade il 30 novembre (o nella domenica più vicina a questa data) e termina con i Vespri prima di Natale. È il tempo che conduce al Natale; suo centro è la meditazione sulla venuta del Signore Gesù. Tre sono gli aspetti di questa meditazione: • la venuta (nascita) di Gesù a Betlemme, • la venuta di Gesù alla fine della storia, • la venuta continua di Gesù nelle celebrazioni della Chiesa e nella vita di coloro che credono in Lui. Significato dell'Avvento è quello di invitare i cristiani ad andare incontro, nella fede, al Signore Gesù che viene. Tempo di attesa vigilante e di speranza, ma anche tempo di ascolto e riflessione sul Regno di giustizia e di pace inaugurato dalla venuta del Messia. La solennità della festa dell'Immacolata concezione (8 dicembre) ricorda l'opera del Salvatore che ha santificato la Madre fin dal suo primo concepimento di Gesù, quindi è un cammino di conversione per liberarci dall'uomo vecchio. È tempo di conversione, di penitenza e di preghiera: dobbiamo andare anche noi con Gesù a Gerusalemme per morire con lui e risorgere con lui, facendo morire il peccato e diventando nuove creature, risorte con Cristo. Dall'inizio della Quaresima fino alla Veglia Pasquale non si canta l'alleluia. Le domeniche di Quaresima sono cinque; la sesta in cui ha inizio la Settimana Santa, si chiama Domenica delle Palme e della Passione del Signore. La Settimana Santa è la Settimana che precede la Pasqua ed è la più importante dell'anno. In essa seguiamo Gesù dal suo ingresso a Gerusalemme, la domenica delle Palme, fino alla sua morte e sepoltura. Nel Giovedì Santo si ricordano l'ultima cena (che è stata la prima Messa), l'istituzione del sacerdozio e il gesto della lavanda dei piedi, segno di amore e di servizio. Il Venerdì Santo non si celebra Messa, si fa memoria della Passione di Gesù. Con la Veglia Pasquale comincia la più grande festa dell'anno. Il tempo di Pasqua è un periodo di cinquanta giorni che come un grande e solo giorno va dalla Pasqua alla Pentecoste; la Chiesa canta la gioia della Risurrezione che accoglie per sé e annuncia al mondo con la forza dello Spirito Santo che le è donato. La Domenica prima della Pentecoste è la solennità dell’Ascensione, importante solennità per noi cristiani. Il tempo Ordinario inizia dopo la domenica del Battesimo di Gesù e si sospende al mercoledì delle Ceneri; poi riprende dopo la Pentecoste e termina la domenica dedicata a Cristo re dell'Universo. Periodo di 34 settimane in cui la Chiesa si mette in ascolto di Gesù Maestro; tempo dell'ascolto, del lavoro, della santificazione.
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